Il Fake Made in Italy un mercato da 5,9 miliardi

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Benvenuti in un’indagine approfondita sulla complessa battaglia contro la contraffazione nella moda italiana, presentata dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy insieme ad Invitalia. Il Rapporto IPERICO 2022 ci porta nel cuore di questo conflitto silenzioso ma persistente, fornendo un’analisi dettagliata degli eventi dal 2008 al 2021. Inoltre, esploriamo come la contraffazione si sia infiltrata nei social media, delineando nuove sfide nell’era digitale.

Moda tra Autenticità e Illecito

Il rapporto ci immerge nel sofisticato mondo della moda, rivelando come esso sia il teatro principale degli scontri con la contraffazione in Italia. I dati rivelati sono impressionanti: da soli parlano di 208 mila sequestri e 617 milioni di pezzi sequestrati tra il 2008 e il 2021, con un valore di oltre 5,90 miliardi di Euro strappati dalle mani dell’illegalità. E il 2021 non è da meno, con 14.309 sequestri e 31 milioni di pezzi neutralizzati, del valore di 56,5 milioni di euro.

La Lombardia e la Toscana emergono come i principali fronti di questa guerra. Nel 2021, la Lombardia ha visto il numero più alto di sequestri, 3.297, il 23% del totale, mentre la Toscana ha avuto il primato sia in quantità di merce sequestrata, con 8 milioni di articoli, che in valore economico, con 16 milioni di euro.

La Contraffazione nell'Era Digitale

L’avvento del digitale ha trasformato il modo in cui operiamo e interagiamo. Tuttavia, con le opportunità crescenti di e-commerce, emergono anche sfide significative, in particolare nella vendita di prodotti di lusso falsi. Le piattaforme come Facebook, Instagram e WhatsApp sono diventate arene privilegiate per la vendita di merci contraffatte, spesso indistinguibili dagli originali.

L’entità del problema è stata messa in evidenza da Facebook Meta Platforms, con marchi di lusso come Gucci e Chanel tra i più colpiti. La ricerca condotta da Ghost Data ha mostrato una presenza significativa di account di contraffattori su Facebook e Instagram. La grande preoccupazione riguarda la provenienza di questi account, con una predominanza di falsari in Cina, Russia e Turchia.

Le piattaforme digitali, mentre cercano di espandersi nel commercio online, si trovano di fronte al complesso dilemma della vendita di prodotti contraffatti, con gravi ripercussioni sulla reputazione dei marchi e potenziali legami con la criminalità organizzata. Le misure per combattere la contraffazione, come quelle intraprese da Chanel, Gucci e Prada, nonostante abbiano avuto qualche successo, rimangono una goccia nell’oceano.

Conclusione

La contraffazione è una minaccia costante e in evoluzione per l’industria della moda. In Italia, la lotta contro la produzione e la distribuzione di beni contraffatti è una realtà tangibile, con cifre allarmanti. E con l’ascesa del digitale, la sfida si estende oltre i confini geografici, invadendo le piattaforme online e mettendo alla prova la resilienza dei marchi di lusso. La strada verso una soluzione definitiva è ancora lunga e tortuosa, ma la consapevolezza e l’azione congiunta possono segnare l’inizio di un cambiamento positivo.

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