Se pensavate che il settore fashion avesse già dato il meglio di sé con le sue stranezze, il 2025 alza l’asticella dell’assurdo. Ecco la verità scomoda sul fashion system mentre naviga acque tempestose (ma con un outfit impeccabile, ovviamente).
L’ECONOMIA VACILLA MA LE BORSE FIRMATE RESISTONO (COINCIDENZE?)
L’80% degli executive fashion è in modalità panico perché le consumatrici stanno finalmente usando il cervello prima della carta di credito. Solo il 20% crede che spenderemo come prima, probabilmente gli stessi che pensano che Crocs con calzini sia un look accettabile.
Mentre il mondo affronta l’inflazione, i brand si preoccupano che non compri la loro nuova collezione “ispirata all’angoscia esistenziale post-pandemia” (traduzione: gli stessi capi dell’anno scorso con un nome più poetico).
SOSTENIBILITÀ: IL GREEN È IL NUOVO BLACK (MA BRILLA COME IL PLATINO)
Adorabile come i brand abbiano scoperto l’ambiente circa 50 anni dopo gli scienziati. Ora ogni etichetta recita “eco-friendly” come se fosse stata stampata su foglie di Buddha anziché su plastica biodegradabile in 400 anni.
La moda circolare è il nuovo mantra – letteralmente rivendere i vestiti che già esistono spacciandoli per vintage e facendoti sentire una rivoluzionaria per aver comprato qualcosa che probabilmente tua madre aveva nell’armadio. “Hai visto questa giacca? Ha vissuto più esperienze di te e racconta storie che tu puoi solo sognare.”
INTELLIGENZA ARTIFICIALE: PERCHÉ PAGARE UNO STILISTA QUANDO UN ALGORITMO PUÒ CREARE L’ENNESIMO BLAZER OVERSIZED?
L’AI sta “rivoluzionando” il processo di design. In altre parole, un computer sta decidendo che l’anno prossimo indosserai esattamente ciò che indossavi nel 2015, ma con un twist che giustifica l’etichetta “innovativo”.
I brand ci mostrano con orgoglio come l’intelligenza artificiale preveda le tendenze, dimenticando comodamente di menzionare che sono loro stessi a decidere quali tendenze spingeranno. È come chiedere a un bambino di 5 anni se vuole un gelato e poi stupirsi della risposta affermativa.
DIRECT-TO-CONSUMER: PERCHÉ FARSI CONSIGLIARE DAL NEGOZIANTE QUANDO PUÒ FARLO DIRETTAMENTE UN ALGORITMO?
I marchi ora vendono direttamente alle consumatrici, eliminando l’intermediario. Ci vendono questa manovra come “un’esperienza personalizzata” quando in realtà è solo un modo per controllarci meglio e convincerci che abbiamo assolutamente bisogno della loro nuova collezione capsule “limited edition” (che sarà in saldo dopo tre mesi).
La riduzione della “sovrapproduzione” è un bonus secondario, non prendiamoci in giro. Traduzione: produrranno comunque troppo, ma nasconderanno l’invenduto con maggiore discrezione.
INCLUSIVITÀ: FINALMENTE I BRAND HANNO SCOPERTO CHE LE DONNE NON SONO TUTTE ALTE 1.80M E TAGLIA 38
Dopo decenni a farci sentire inadeguate, i brand stanno finalmente celebrando la diversità. Non perché ci abbiano sempre amate così come siamo, ma perché hanno realizzato che anche le persone sopra la taglia 42 esistono. Rivoluzionario!
Non ci crederai, ma ora nelle campagne pubblicitarie ci sono persone che assomigliano vagamente a quelle che incontri per strada. Un miracolo della moderna sensibilità o del marketing? Tu che dici?
IL METAVERSO: PERCHÉ INDOSSARE VESTITI VERI QUANDO PUOI SPENDERE PER QUELLI VIRTUALI?
La moda digitale è il nuovo trend. Sì, hai capito bene: stanno cercando di venderci vestiti che non esistono fisicamente. Abiti virtuali e NFT che puoi “indossare” solo online.
È come comprare aria, ma con un logo designer sopra. Il capitalismo ha finalmente raggiunto la sua forma finale: farti desiderare qualcosa che letteralmente non esiste nella realtà fisica.
CONCLUSIONE: PREPARATI A ESSERE CONFUSA, MA CON STILE
Quindi eccoci qui, nel 2025, dove la moda continua a reinventarsi mentre finge di reinventare noi. Tra sostenibilità sospetta, AI che “crea” gli stessi design di sempre e vestiti virtuali, una cosa è certa: il fashion system continuerà a farci credere che abbiamo bisogno dell’ennesimo capo per essere complete.
PS: Se ti stai chiedendo se dovresti sentire sensi di colpa per non aver ancora comprato quella borsa “eco-sostenibile” fatta con bucce di mela riciclate e lacrime di unicorno, la risposta è no. L’unica cosa davvero sostenibile è imparare a dire “no” all’ennesimo trend che nessuno ha chiesto.