E così, il tanto atteso matrimonio tra Capri Holdings (proprietaria di Michael Kors, Versace e Jimmy Choo) e Tapestry (che possiede Coach, Kate Spade e Stuart Weitzman) è saltato. Il tribunale USA ha detto “stop” alla fusione da 8,5 miliardi di dollari, per paura che due giganti del lusso accessibile finissero per monopolizzare un mercato già in bilico. Per un attimo, ci eravamo già immaginati una mega-società capace di sfidare i colossi europei come LVMH… e invece, niente!
Ma il drama non finisce qui, anzi. Sembra che Versace, la perla (un po’ opaca di recente) di Capri Holdings, stia attraversando una crisi d’identità, con le vendite in calo del 15,4% nel primo trimestre del 2024. Qualcuno ha suggerito una possibile vendita per rimettere ordine nei conti, e già girano nomi di potenziali acquirenti: Exor, l’impero degli Agnelli, e Kering, il gruppo che ha già Gucci e Balenciaga in famiglia. Insomma, potrebbe essere l’occasione perfetta per fare un po’ di shopping… a prezzi scontati?
Se Capri Holdings dovesse perdere anche l’appello, potrebbe dover rivedere i piani. Cosa succede ora? Un taglio di costi? Una nuova strategia? O si limitano a sperare che qualcuno con il portafoglio bello gonfio bussi alla porta?
Intanto, questo stop mostra le sfide di un mercato del “lusso accessibile” che cerca di trovare la propria identità. Mentre il lusso “high-end” brilla in alto, il lusso “accessibile” è in crisi esistenziale: non è né cheap né luxury al 100%, e le pressioni sono tante. Coach, Versace & co. dovranno accontentarsi di sfidarsi senza “collaborare” (leggasi: monopolizzare).
Per ora, il futuro di Capri Holdings rimane incerto, e noi siamo qui a fare il tifo per il prossimo capitolo.